«Alla luce del vestiario della Ziliani e delle condizioni di conservazione del suo cadavere, si ritiene dunque che la sua morte sia occorsa durante la notte e che il suo corpo sia stato lungamente occultato in luogo che ne ha permesso una discreta conservazione per l’ampio lasso temporale di tre mesi. Ciò avvalora la conclusione che Ziliani Laura abbia trovato la morte all’interno delle pareti domestiche per mano dei tre soggetti ivi presenti la sera del fatti e che gli accadimenti successivi altro non siano che un tentativo di depistaggio posto in essere dagli autori del reato». Si legge nell’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Brescia, nei confronti di due sorelle nonché del fidanzato della sorella maggiore.
«La richiesta cautelare dedica un paragrafo al malore che Laura Ziliani ha avuto dopo una passeggiata molto impegnativa in Presena, occorsa alla metà di aprile, cui era seguita una cena a Temù durante la quale, secondo l’ipotesi accusatoria, la stessa era stata avvelenata dagli odierni indagati con una tisana». Scrive il gip Alessandra Sabatucci.
Le ricerche online per pianificare l’omicidio
Come si legge nell’ordinanza, durante la pianificazione dell’uccisione sarebbero stati consultati dei siti online per raccogliere informazioni su come procedere nell’omicidio. «Nel corso di una conversazione registrata il 7.07.2021 tra Zani Paola ed un’amica, la prima, interrogata dalla conoscente circa quello che sarebbe potuto “uscire” dai computer sequestrati presso la loro abitazione, si mostrava preoccupata in quanto su un canale di “crime” Mirto ha fatto ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer, torture, asserendo che anche la sorella Silvia e lei stessa risultavano iscritte ad un canale di Youtube denominato “troucrime” a dire della stessa indagata avente contenuto “informativo”».
L’intercettazione e il giallo del capo di abbigliamento
«L’intercettazione e l’analisi delle celle agganciate dagli apparecchi mobili dei tre indagati dimostrava come anche in occasione del terzo ritrovamento di un capo di vestiario asseritamente indossato da Ziliani Laura il giorno della sparizione il gruppo formato dalle sorelle Zani e da Mirto Milani, benché di stanza a Brescia, risultasse trovarsi a Temù in luogo e orario della giornata assai prossimi al ritrovamento del reperto». Emerge dall’ordinanza emessa dal Gip.
«Inoltre, la conversazione ambientale sopra richiamata documentava l’interessamento dei tre indagati al luogo del ritrovamento del capo di abbigliamento (j’nel Fiumeclòj nonché la loro circospezione sia nel parlare che nel farsi vedere l’uno in compagnia delle altre. Ciò posto, il capo di vestiario veniva poi riconosciuto da Zani Silvia e da Zani Paola come compatibile, per misura, taglio e colore con il jeans indossato da Laura la mattina dell’8 maggio 2021». Nell’ordinanza si sottolinea che «Giova sul punto evidenziare che il vestiario indossato dalla Ziliani all’atto della scomparsa aveva già sollevato alcune perplessità da parte di Lorenzi Riccardo, compagno della donna e come tale a conoscenza delle abitudini della Ziliani durante le sue escursioni. Lorenzi, infatti, oltre a non riconoscere il pantalone rinvenuto, segnalava di non aver mai visto la compagna fare una escursione in montagna indossando dei jeans».
L’arresto delle due figlie e del compagno della maggiore
Erano state le due figlie a dare l’allarme quella mattina, verso le 12.00, contattando il 112 e segnalando il mancato rientro della loro mamma, uscita di casa presto per andare a fare una passeggiata nella frazione di Villa Dalegno. La donna sarebbe dovuta rientrare verso le ore 10.00. Poco dopo la segnalazione sono iniziate le ricerche, che hanno coinvolto carabinieri, soccorso alpino e vigili del fuoco, oltre a numerosi volontari. Le ricerche sul luogo della scomparsa non diedero frutti. Le indagini nei confronti dei tre indagati, sui quali i carabinieri avevano dubbi riguardo la loro storia, sono state avviate in contemporanea alle ricerche. L’analisi dei tabulati telefonici, degli smartphone e dei computer sequestrati hanno evidenziato numerose discrepanze nel racconto dei tre arrestati. A fine giugno le due figlie e il fidanzato della sorella più grande erano stati iscritti al registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sono risultati infatti sospetti sia l’allarme della scomparsa, dato troppo rapidamente, che il ritrovamento del telefono cellulare della vittima, dal quale non era solita separarsi. Ad aggravare la situazione e a consolidare i sospetti degli inquirenti è stato il ritrovamento di una delle due scarpe della donna, che secondo le figlie indossava quella mattina, il 23 maggio.
Il ritrovamento del cadavere
Il cadavere è stato rinvenuto l’8 agosto da un bambino che passeggiava lungo la riva del fiume Oglio. Il corpo, in stato di decomposizione e non riconoscibile in volto, indossava solo una canottiera e degli slip, in contrasto con quanto affermato dai tre indagati. Una ciste presente sul piede destro e degli orecchini di oro giallo avevano fatto sospettare gli inquirenti che si trattasse proprio della donna scomparsa. L’analisi del dna ha poi fornito la conferma definitiva. L’autopsia ha rilevato lesioni interne e l’esame tossicologico ha mostrato la presenza di benzodiazepine nel corpo della vigilessa.
fonte: https://www.leggo.it/italia/cronache/laura_ziliani_come_e_morta_figlie_cosa_hanno_detto_auto_vacanze-6216045.html?fbclid=IwAR1mb1_s9IsshtlCWerGM-2crRzcJfYq0iOv1Y40kqBxyVNWg4f3urHvpvs
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