Preso a calci e a pugni, bruciato con un accendisigari e minacciato da quattro ragazze. È l’incredibile e brutale disavventura di cui è rimasto vittima in una contea del New South Wales un tredicenne durante un pigiama party a casa con quelle che considerava amiche. Una storia a metà tra arancia meccanica, per la ferocia a cui hanno fatto ricorso, e le violenze del villino di Primavalle nella Roma Nord perché i protagonisti (in negativo) anche in quel caso sono giovanissimi. L’aggressione del 13enne è avvenuta nel marzo 2020, ma è tornata alla ribalta oggi perché la Corte di Appello si è pronunciata ribaltando la sentenza del tribunale. Quasi due anni fa l’adolescente si recò nella casa di campagna di un’amica. Con loro altre tre ragazze, quasi tutte coetanee.
L’idea pare fosse quella di dormire tutti insieme organizzando una sorta di pigiama party, ma qualcosa alterò un equilibrio evidentemente già fragile. All’improvviso, secondo la ricostruzione avvenuta, una 15enne prese il telefono della vittima allontanandosi da casa. Il 13enne uscì alla sua ricerca, insieme alle altre. Una volta all’esterno però il gruppetto si scagliò contro il più giovane. Le aggressioni sono cominciate fuori e poi proseguite all’interno della casa dove il ragazzino è stato trascinato e malmenato perché si rifiutava di fornire loro il Pin per sbloccare il telefono. Niente poi è riuscito a fermare la furia delle ragazze che hanno continuato imperterrite a usargli ogni tipo di violenza.
La vittima è stata immobilizzata con del nastro adesivo alla caviglia e ai polsi. Nastro adesivo anche sulla bocca per coprigliela e impedirgli di gridare aiuto. Poi lo hanno ripetutamente preso a calci, a pugni all’altezza dell’inguine. La brutale aggressione è stata tutta ripresa con il cellulare della vittima che la quindicenne gli aveva sottratto poco prima. Da amiche a torturatrici per un lasso di tempo incredibilmente lungo. Quando poi si sono stancate di prenderlo a pugni, gli hanno bruciato il braccio con un accendisigari.
“Tutti e quattro gli aggressori hanno poi tenuto la vittima a terra e hanno usato un paio di forbici da cucina per tagliargli i capelli e radergli le sopracciglia”, è l’ulteriore ricostruzione fatta dalla Corte d’appello all’esito del pronunciamento di martedì scorso. Dopo essere stato colpito alla testa e all’inguine ripetutamente la vittima alla fine riuscì in qualche modo a scappare e a raggiungere l’abitazione dei suoi genitori. A rendere l’episodio ancora più agghiacciante il fatto che il 13enne era amico delle ragazze e frequentava anche la stessa scuola di una di loro. Scuola che poi la 15enne che ha dato origine a tutto ha cambiato per garantire anche la serenità della vittima ed evitare futuri contatti.
La ragazza si è dichiarata colpevole e il giudice in primo grado ha apprezzato il suo comportamento in aula. Nel corso del processo avrebbe mostrato genuino rimorso e contrizione tanto da spingere il giudice a credere che ci fossero prospettive per una riabilitazione. Probabilmente a incidere sulla decisione il fatto che la ragazza avesse accettato di rompere anche i contatti con le altre del gruppo i cui procedimenti penali per questa brutale aggressione non sono noti. Martedì invece la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione del giudice di primo grado.
fonte: https://www.today.it/storie/ragazzo-torturato-pin-cellulare.html?fbclid=IwAR3rjYX0RdOw29gGFcNyg5zEUSJfum6S3gDdcRdSdDJEhG5undGJ6hTkZhI
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